Due Laghi profondi

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Occhi profondi. Feriti. Crudi. Crudeli. Pensosi.
No. Non crudi. Né crudeli.
Pensosi, sì. Feriti e Pensosi, sì.

Occhi che mi scrutano con sospetto. Che non mi fanno prendere sonno.
Occhi che mi tengono a distanza. A bada.
Forse un po’ crudeli lo sono. Perché mi guardano e non mi credono.

Mi accusano. Accusatori. Maledetti occhi accusatori.
Mi accusano. Di farti sentire un oggetto.
Un corpo inanimato che occupa uno spazio.

Eppure quegli occhi non mi sembrano così inanimati.
Quegli occhi sono dotati di un’anima propria.
Mi guardano. Mi allontanano. Mi perseguitano. Poi scappano.

Mi sconvolgono. Feriscono anche me.
Non mi vogliono. Eppure io li guarderei per ore.
Mi resistono. O non lo fanno?

Occhi che sono dolci. Che nascondono sofferenze.
Che si addolciscono con altri, magari.
Ma non con me. E comunque di nascosto da me.

Occhi che vorrei. Occhi che guarderei.
Che capirei. Che scruterei.
Occhi che bacerei.

Occhi. Che ho ferito.
Perché sono un bastardo. Perché non mi regolo.
Perché non so dirti quanto non mi importi niente.

Di tutto il resto. Non mi importa di quel che ti farei.
Non mi importa di come ti accarezzerei.
Di quel che ti direi.

Non riesco a smettere di scrivere pensando ai tuoi occhi.
Mi basterebbe non parlarti.
Ma solo guardarti.

Per favore, Scusami.